2.5 La famiglia degli dei cresce a vista d'occhio
Giove stabilì la sua dimora sull'Olimpo, in una splendida reggia di marmo e d'oro, e lassù, fra praterie sempre verdi, fra giardini odorosi e boschi incantati, tra fiori e ruscelli, viveva con gli altri dei.
Aveva sposato Giunone, e da lei ebbe Marte, Vulcano ed Ebe; da altre mogli ebbe Mercurio, Apollo e Diana, le nove Muse e le tre Grazie, Bacco, Prosèrpina, Castore e Polluce, e molti altri figliuoli.
Un giorno sente che la sua testa gli pesa e gli impedisce di accudire efficacemente alle faccende celesti.
Chiama Vulcano, il formidabile dio del fuoco e dei metalli:
- Vulcano! - gli dice - Vibra un colpo maestro coi tuoi ordigni, qui.
- Dove? - domanda, esterrefatto, suo figlio.
- Qui! - comanda Giove, accennando col dito in mezzo alla testa. - Obbedisci!
E Vulcano, atterrito, impugna un'accetta, vibra il gran colpo e spacca la testa di Giove. Ne balza fuori una donna armata di tutto punto con elmo, scudo, corazza e lancia: Minerva!
Un'altra volta, le acque del mare di Cipro diventarono più lucenti del solito; sussultarono le onde, e, sulla bianca spuma, una gran conchiglia apparve; galleggiò, si schiuse: recava, sulla madreperla iridata, una meravigliosa fanciulla addormentata.
Accorrono gli alati Zèffiri, e con dolce soffio la sospingono alla riva; accorrono le ninfe della terra e del mare, e cingono la fanciulla dei più bei veli, l'adornano di gioie, di perle, di coralli; l'accarezza il sole; tripudiano l'erbe, i fiori, le piante.
Giove guarda ammirato dall'alto dell'Olimpo e le manda un cocchio d'argento e d'alabastro, tirato da uno stormo di colombe candide. In tal modo Venere, la dea nata dalla candida spuma del mare, è assunta nell'Olimpo.
La corte di Giove può dirsi al completo, o quasi.