1. All'ombra dell'Acropoli
    1. Un nanerottolo incappucciato
    2. Gli Spartani
    3. Guerre messeniche
    4. Colonie greche
    5. Atene
    6. Le leggi scritte col sangue
    7. Maratona
    8. Alle Termopili
    9. Le battaglie di Salamina, di Platea e di Micale
    10. La decadenza della Grecia
  2. Gli dei della Grecia
    1. Gli dei della Grecia
    2. Urano e Gea
    3. Saturno e Giove
    4. Guerre nelle quali le montagne diventano proiettili
    5. La famiglia degli dei cresce a vista d'occhio
1.10 La decadenza della Grecia
Con l'immenso bottino strappato ai Persiani, Atene risorse più bella dalle sue ceneri. Sotto la guida e il governo di Pericle, diventò la più splendida città della Grecia.
Allora, per gelosia e per rivalità di predominio, nacque una guerra fra essa e Sparta.
Il territorio dell'Attica è straziato dagli eserciti spartani; le coste del Peloponneso devastate dalle navi ateniesi.
Segue in Atene una terribile pestilenza, che miete vittime anche nella famiglia di Pericle.
Questi, caduto in disgrazia, è accusato dal popolo di aver male amministrato i danari dello Stato. Egli muore, e la guerra fratricida fra Ateniesi e Spartani continua.
Infuria la lotta anche in Sicilia, dove Alcibiade assale le colonie spartane, e in tutte le isole dell'Egeo e in Asia Minore.
Finalmente, lo spartano Lisandro riesce ad affondare, dinanzi alla foce dell'Egospòtamos, quasi interamente la flotta ateniese, composta di 180 navi, di cui solo 8 si salvarono. Allora, egli assedia Atene e la occupa e ne smantella i forti e le mura, le proibisce navi armate e le infligge altre umiliazioni, con un governo di trenta oligarchi: i Trenta Tiranni.
Sparta, dunque, trionfava. Ma anche lì, dimenticate le antiche leggi di Licurgo e abbandonati i severi costumi dei padri, cominciò la decadenza.
I Tebani le si sollevarono contro e, sotto la condotta di Pelopida e di Epaminonda, le mossero guerra micidialissima.
Gli Spartani furon vinti a Tegira e a Nasso, per terra e per mare; poi di nuovo sgominati a Lèuttra e a Mantinea.
Ma neppure Tebe seppe conservare il predominio sui Greci, ché le si volsero contro i Focesi.
Nuova lotta a sterminio, con l'intervento di Ateniesi, di Spartani e di altri.
Quindi, guerra fra Tebe e la Focide.
Della contesa approfittò il re Filippo di Macedonia, che a poco a poco, assediata e distrutta Olinto, occupata l'Eubea e varcate le Termopili, invasa la Focide e umiliate Atene e Sparta, ridusse ai suoi voleri tutta la Grecia.
Vincitore nel 338 a. C. a Cheronea, egli lasciò ai Greci la facoltà di reggersi sotto un loro governo, ma volle per sé la supremazia religiosa e il comando di tutte le forze militari.
Estese poi le sue conquiste fino alla Tracia, all'Illiria e al Chersoneso, fino al Danubio e all'Adriatico. Meditava una vasta spedizione per terminare il gran duello fra la Grecia e la Persia, la lotta secolare fra l'Europa e l'Asia, quando il pugnale d'una sua guardia gli troncò la vita.
Il suo disegno fu ripreso dal giovane figlio Alessandro.
Torna all'indice