1.6 Le leggi scritte col sangue
Come a Roma fra patrizi e plebei, così ad Atene infierirono per molti secoli le lotte fra nobili e popolani; finché l'arconte Dracone, verso la seconda metà del XII secolo avanti Cristo, bandì delle leggi così... draconiane, che si disse le avesse scritte col sangue. Anche l'ozio era punito di morte. Dracone diceva che nessuna colpa gli pareva così leggera da non meritare la morte, e nessuna così grave da meritare più della morte.
Allora gli Ateniesi si rivolsero a Solone, uno dei Sette Sapienti della Grecia. Egli mitigò le leggi di Dracone; divise la popolazione, a seconda degli averi, in 4 classi. Lasciò i 9 Arconti, che usciti di carica formavano l'Areopago. Quattrocento Senatori. Le proposte del Senato dovevano essere approvate dal popolo; ciò che meravigliò assai uno straniero venuto a visitare Atene:
- Come! - disse. - I savi propongono, e gli stolti decidono?
Ma l'Areopago poteva anche annullare le deliberazioni popolari.
Chi tentava cambiare le forme del governo, era punito di morte. Chi diventava troppo potente, condannato al bando od ostracismo. In caso di rivoluzione, perché non prevalessero i prepotenti, tutti dovevano schierarsi da una parte o dall'altra, secondo il suggerimento della loro coscienza. Gli stranieri, o meteci, dovevano scegliersi un patrono e non contavano nulla. I figli non erano obbligati a mantenere il padre, se questi non li avesse avviati a una professione o a un mestiere. Nella legislazione di Solone, anche i suicidi venivano puniti, mutilando il loro cadavere della mano destra e seppellendoli ignobilmente. Per i parricidi, invece, nessuna pena era contemplata, sembrando impossibile che qualcuno potesse arrivar fino al punto da uccidere il padre o la madre. Esposte al pubblico le sue leggi:
- Esse son tali - disse Solone - che nessuno avrà interesse a violarle.
Invece fu tanta la ressa a casa sua, perché aggiungesse o togliesse o modificasse, ch'egli partì.
Tornato dopo dieci anni, vide che era peggio di prima: il popolo voleva più libertà, i nobili più privilegi.
A capo dei popolani si era messo Pisìstrato, che spadroneggiava a suo piacimento; fu scacciato, poi richiamato, scacciato ancora e ancora richiamato e ricevuto in trionfo.
Tenne il potere fino alla morte, e gli successero i figli Ipparco e Ippia; il primo fu assassinato in una congiura ordita da Armodio e da Aristogitone, i quali furono alla loro volta massacrati dal popolo; Ippia fuggì in Persia.
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