2.3 Saturno e Giove
Saturno detronizzò Urano; sposò Rea o Cibele, e imperò solo nell'universo. Ma essendogli stato predetto che, a sua volta, sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli, a mano a mano che questi nascevano, li divorava. Questi suoi stranissimi pasti durarono finché venne al mondo Zeus o Giove. Quando egli nacque, la madre, decisa di salvarlo a ogni costo, avvolse una pietra nelle fasce e la diede a divorare a Saturno.
Poi scappò col bambolino e lo trafugò in una grotta dell'Isola di Creta, raccomandando alle Ninfe che l'abitavano di custodirglielo, alla capra Amaltea di allattarlo, alle Colombe di nutrirlo con l'ambrosia degli dei. Chiamò un'aquila e le affidò l'incarico di dissetarlo col nettare degli Immortali; incaricò la ninfa Adrastea di trastullarlo con una palla d'oro. Cibele previde anche il caso che il bimbo avesse, qualche volta, levato al cielo i suoi strilli, e pregò i Coribanti, sacerdoti dell'isola a lei devoti, di coprire la sua voce con suoni e con canti, perché Saturno non l'udisse.
- E voi, udite: - disse infine alle piante che s'abbarbicavano sulla bocca dell'antro - allungate i vostri rami e tenetelo ben celato!
Tornò quindi da Saturno, che se ne stava tranquillo e ignaro a digerire la sua pietra.
Il piccolo Giove crebbe sano, bello, robusto e gagliardo. Divenuto grande, accadde quello che i fati avevano predetto: assalta suo padre, lo sbalza dal trono, lo costringe a rigettare i figli che aveva ingoiato: Plutone, Giunone, Nettuno, Cerere e Vesta.
Lo scaccia dal cielo, e diviene così Signore del Mondo.
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