1. All'ombra dell'Acropoli
    1. Un nanerottolo incappucciato
    2. Gli Spartani
    3. Guerre messeniche
    4. Colonie greche
    5. Atene
    6. Le leggi scritte col sangue
    7. Maratona
    8. Alle Termopili
    9. Le battaglie di Salamina, di Platea e di Micale
    10. La decadenza della Grecia
  2. Gli dei della Grecia
    1. Gli dei della Grecia
    2. Urano e Gea
    3. Saturno e Giove
    4. Guerre nelle quali le montagne diventano proiettili
    5. La famiglia degli dei cresce a vista d'occhio
1.7 Maratona
Proprio in quei tempi, i Persiani avevano sottomesso molte colonie greche dell'Asia Minore. Essendosi queste ribellate ed essendo i Greci della madre patria accorsi in loro aiuto, il re Dario giurò di vendicarsi.
Egli ordinò che tutte le mattine, alzandosi, glielo ricordassero. I Greci avevano incendiato la sua città di Sardi? Ed egli doveva distruggere Atene! Ecco, ora, anche Ippia a incitarlo.
Il re Dario arma un poderoso esercito e manda il generale Mardonio.
- Dateci la terra e l'acqua! - intimano gli araldi a Sparta.
E gli Spartani, per accontentarli, li buttarono in un pozzo.
L'esercito di Mardonio fu disfatto dai Traci, la flotta dalle tempeste; vennero allora i generali Artaferne e Dati, con più gran numero di uomini e di navi. Arrivarono fin presso Atene, precisamente a circa 42 chilometri dalla città, nella pianura di Maratona. Qui erano schierati diecimila Ateniesi, sotto il comando di Milziade. Era il 26 settembre del 490 avanti Cristo. I Persiani erano centomila.
S'impegnò la battaglia. A sera venne ad Atene correndo, da Maratona, un guerriero: 42 chilometri tutti di corsa e tutti d'un fiato.
- Abbiamo vinto! - gridò, e cadde a terra esausto, morto.
Ecco perché le gare di corsa, per lo stesso percorso di 42 chilometri, si chiamano ancora maratone.
Un bel blocco di marmo, che i Persiani avevan portato per erigere un monumento alla loro vittoria, fu scolpito da Fidia, il quale ne trasse una Nemesi: la vendetta divina.
Artaferne e Dati si salvarono con la flotta. Milziade, corso a inseguirli, non riuscì; ragione per cui... fu multato e, non avendo di che pagare... messo in prigione, dove morì. Aristide, suo valoroso compagno d'armi, perché troppo ammirato e amato dal popolo, fu condannato all'ostracismo, sebbene onestissimo e integro cittadino.
Si dice che, votandosi per la sua condanna, un tale, analfabeta, gli si avvicinasse:
- Scrivi per me contro Aristide.
- Ma che male t'ha fatto?
- Non lo conosco, ma mi dà noia il sentirlo sempre chiamare il "giusto".
Primeggiò allora un altro, che pur aveva combattuto a Maratona: Temistocle.
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